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Carema

Lungo la via francigena
patria del carema d.o.c.

Storia

Ultimo paese del Canavese verso nord, Carema è situato in un’area storicamente di confine; tra Italia e Gallia in epoca romana, tra regno d’Italia e borgognone nel Medioevo, tra Piemonte e Valle d’Aosta in epoca recente.

Di origine romana, la sua nascita è legata all’importante Via delle Gallie.

Il toponimo “Carema” deriverebbe infatti dal latino quadragesimum lapidem ab Augusta Praetoria, ovvero a quaranta miglia romane da Aosta. Diventato per successive deformazioni quadragesima o quaresima, poi quaresme, caresme e infine Carème.

Un’altra versione fa riferimento a Cameram, cioè “dogana”: pare che qui si versasse un pedaggio del 2,5% sul valore delle merci in transito dalle Gallie all’Italia.

Il borgo romano era anche mansiones, ovvero sede di una guarnigione militare, e sito minerario con una piccola miniera di rame.

In epoca medioevale Carema fu assegnato con diploma imperiale al Vescovo d’Ivrea, che investì del feudo gli Ugoni da Brescia.

Essi fondarono il loro potere sul diritto all’esazione del pedaggio, distinguendosi però per le spoliazioni e le vessazioni.

I marchesi del Monferrato, nel 1171, riuscirono ad estendervi la loro influenza e ad amministrare il diritto di pedaggio, nonostante l’opposizione del vescovo eporiedese.

Nel 1313 i Savoia ampliarono il loro controllo su Ivrea e parte del Canavese.

Nel 1357 Amedeo VI ricevette in feudo perpetuo dal Vescovo di Ivrea le terre e i castelli della Valle Dora Baltea, tra cui Carema.

Da questo momento la storia di Carema è legata ai Savoia, che nel corso dei secoli ne cedettero la proprietà a famiglie nobili locali  fino a quando vennero aboliti i diritti feudali.

I Savoia incorporarono il territorio nel ducato di Aosta per poi reinglobarlo di nuovo, a metà del cinquecento, nel canavese. Il fascismo lo reinserirà nella provincia d’Aosta; Carema è tornato al Piemonte con la Repubblica.

Vino e non solo

Produzione vinicola locale e pregevole architettura rurale sono le peculiarità di Carema.

La millenaria cultura enologica e l’importante attività agricolo-vitivinicola, della quale il D.O.C. CAREMA è il simbolo, stanno all’interno del tipico e unico ambiente che circonda il  paese, caratterizzato dai rinomati vigneti coltivati a pergola su caratteristici terrazzamenti sormontati dai “pilun” in pietra: una realtà paesaggistico-ambientale di singolare ed importante rilievo.

A questo magnifico e suggestivo anfiteatro naturale, si aggiunge un centro storico che ha mantenuto una sua specificità difficilmente rintracciabile in altre realtà, descritto anche come il villaggio della “vigna vivente” da Lorenzo Corino della “viticoltura urbana”. Camminando tra le strette e tortuose viuzze che percorrono i vecchi muri in pietra delle case, si possono scoprire le antiche fontane che abbelliscono gli incroci di alcune vie, edifici di notevole importanza storica e architettonica, caratteristici angoli, valorizzati da portali di pietra e balconi lignei, che fanno rivivere la tradizione rurale.

Fonte: sito del Comune di Carema

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